giovedì 11 aprile 2013

Iron Lady, brain included.

La storia, specie quella contemporanea, è incapace di giudicare. Soprattutto perché pochi te la raccontano giusta.
Certo non ho io la capacità e le conoscenze per raccontare la storia nel modo giusto, ma un po' di memoria ce l'ho, anche parlando di fatti di 30 anni fa.
Sulla base di quella memoria scrivo il mio necrologio per la Iron Lady, che ci ha lasciato da poco. Nel massimo rispetto per la persona Margareth Thatcher, per la sua storia che l'ha vista emergere in un contesto politico e sociale certo non facile per una donna.
Parlo della sua politica, e ne parlo perché insieme a Ronald Reagan la Thatcher è divenuta un'icona di chi pensa che l'economia deve essere libera da tutto, etica compresa. Un'attore e una chimica divennero gli attuatori di ricette economiche sbagliate in tutto e per tutto, ma che ancora ci raccontano giuste, perché furono le ricette con cui il capitalismo recuperò le posizioni perse negli anni '60 e '70, quando bisognò cedere per non rischiare il comunismo.
Allora, sotto il profilo economico, Margareth Thatcher fu un pessimo primo ministro. Tanto da esser capace di mutare il migliore degli scenari possibili nel peggiore:
alla fine degli anni '70 UK, come quasi tutti i paesi occidentali, era "malata" di inflazione da costi, iniziata con la crisi petrolifera e acuita dai sistemi di indicizzazione dei salari. Anziché percorrere la via più giusta in questi casi - politica dei redditi, indicizzazione limitata al tasso atteso - lei volle una stretta monetarista, facendo alzare i tassi di interesse, come si dovrebbe invece fare in caso di inflazione da domanda. La stagflazione dell'epoca iniziò a trasformarsi in recessione vera e propria, quando accadde qualcosa di eccezionale: agli inizi degli anni '80, vennero scoperti i grandi campi sfruttabili di petrolio del Mare del Nord, che hanno reso per un paio di decenni UK un grande produttore. La sterlina, già cara per effetto dei rialzi dei tassi di interesse, andò alle stelle provocando un crollo totale delle esportazioni e l'avvitarsi fortissimo della recessione. Ciò che poteva e doveva essere una grande chance, fu trasformata dal dogmatismo e dall'integralismo della Thatcher in un boomerang: per diversi anni UK ebbe tassi di disoccupazione a due cifre e una grande depressione economica che portò a tensioni sociali, affrontate con una durezza che le fece meritare (insieme a tante altre cose) l'epiteto di Lady di ferro. Così la Thatcher perse un'enorme occasione, la fece perdere alla propria nazione e la fece perdere ad una intera generazione. Alla fine del suo lungo periodo di governo le cose andavano talmente male che fu persino costretta, contro la sua indole e nonostante gli enormi tagli fatti al welfare, ad alzare le tasse introducendo la famigerata "poll tax".
Passarono 10 anni da l'ultimo governo Thatcher, ci fu Major conservatore che espresse subito grande delusione per l'operato della Thatcher. Con lui le cose migliorarono, nel '92-93 UK uscì dalla recessione. Poi ci fu Blair, con cui UK iniziò un lungo periodo di prosperità economica.
Passarono 10 anni tra la Thatcher e il boom economico, lei non ne ebbe alcun merito. I suoi meriti, in campo economico, furono quelli di regalare anni di profonda recessione nonostante la ricchezza del petrolio. Dando a UK addirittura lo smacco del sorpasso dell'Italia di Craxi nella classifica delle potenze mondiali!
Volete dire comunque che la Thatcher vi è piaciuta?
Ok, allora dite che vi è piaciuta per la guerra delle Malvinas e l'affondamento del Belgrano, dite che vi è piaciuta per l'amicizia con dittatori sanguinari come Tachito Somoza e Augusto Pinochet, dite che vi è piaciuta per l'insensibilità agli scioperi della fame dei detenuti dell'IRA che si lasciarono morire, dite che vi è piaciuta per la deregulation fiscale che ha attirato a Londra tanti bravi miliardari evasori, dite che vi è piaciuta perché Berlusconi dice di essersi ispirato a lei e a voi piace Berlusconi.
Non mi venite a dire che vi è piaciuta per quello che ha fatto in economia, perché la cosa mi fa un po' incazzare.